Dashboard
Account

E’ molto utile accogliere i nuovi arrivi con un piccolo simbolico “Pacchetto di benvenuto” per accogliere gli  allievi nella nuova avventura… ci sono diversi modi per farlo e ottenere grandi benefici.

Magari stai pensando al “solito” sacchetto per le scarpe o alla “solita” maglietta… ma c’è dell’altro credimi: innanzitutto, al di lá del valore intrinseco dell’oggetto, quando consegni questo Pacchetto di benvenuto puoi dare piú o meno valore al gesto (da come si presenta a come lo consegni etc) poi, attraverso quel gesto, l’allievo si deve sentire parte della nuova famiglia. 

Il “pacchetto di benvenuto” dovrebbe contenere anche altre cose importanti che trasformano questo piccolo rito in un grande investimento per fidelizzare allievi e genitori.  Cosa c’entra questo regalo con il fatto di essere capaci di tenersi 

Forse giá sapete che nei miei corsi attribuisco molta importanza al fatto di attirare verso la scuola solo gli allievi che sono adatti a noi, alla nostra proposta didattica e alla cultura della tua scuola di danza. Le persone che si avvicinano a noi devono avere una chiara sensazione di come si troveranno dentro la scuola in seguito e questa è una bella occasione per farlo: dimostrare la qualitá anche nei piccoli gesti come questo, ci renderá piú credibili in generale.

Il secondo aspetto è che la fidelizzazione è forte quando i ragazzi e le famiglie si sentono coinvolti, quando esiste una vera relazione con loro (non è forse vero che i tuoi allievi piú fedeli sono anche quelli piú impegnati?).

Quindi… il tuo pacchetto di benvenuto è un primo passo in questa direzione: deve contenere quelle informazioni che li aiuterá a decidere in partenza se la tua scuola è il posto giusto per loro. Quindi la prima cosa che vorrai includere è la “filosofia” della tua scuola, il tuo obiettivo, qualche informazione carina su di te (ehi non parlo di curriculum formale), informazioni sugli altri insegnanti, la segretaria. Cerca di dare a queste informazioni un carattere personalizzato e vedrai come le persone ameranno questi dettagli.

Ci sono poi circostanze e scuole con molti allievi in cui è difficile per il direttore conoscere il nome di tutti e avere una relazione con ogni allievo: questa è un’ottima occasione per far sapere a tutti qualcosa di te, della tua filosofia e chi sono le persone che fanno parte del tuo team. 

Ora parliamo per un attimo del piccolo regalo (maglietta-astuccio-penna-borraccia etc.etc.) che avrá anche una funzione di branding fuori dalla scuola: magari sará indossato, usato e visto fuori quindi dovrebbe avere i colori del tuo logo, e rendere immediatamente identificabile il tuo brand. 

La parte del pacchetto che contiene le informazioni è a sua volta importante e si deve presentare bene: non si puó stampare all’ultimo minuto e mettere insieme i fogli con un graffetta perché anche questo parla di te, della cura e della qualitá che metti nelle cose che fai. 

Anziché organizzare un plico di fogli sul momento, avere giá pronta una bella cartellina con il logo della scuola dove sono organizzate tutte le informazioni, fará un’impressione completamente diversa, senza contare le preziose notizie che saranno contenute all’interno. 

Certamente ci sono dei costi collegati a questa operazione ma perché non iniziare -se siete in difficoltá – da una versione digitale della cartellina di informazioni? Potreste preparare una piccola presentazione che includa qualche frammento di video, testi e foto con le stesse cose che avreste messo nella cartellina… almeno per partire. 

Avere in mano una bella cartellina fará un effetto migliore ma l’opzione digitale ci dá la possibilitá di non avere costi vivi e per partire non è affatto male: bastera’ un piccolo volantino con un QRcode che porti a questa presentazione che i genitori potranno guardare proprio mentre i gli allievi fanno la loro prima lezione. 

Fare il direttore di una scuola di danza spesso significa fare un lavoro solitario: é vero, siamo contornati da tante persone, ma alla fine della giornata ci portiamo a casa pensieri, sogni, preoccupazioni che sono solo nostri.

Ma anche i direttori hanno bisogno di ispirazione, di scambiare idee e di condividere il loro sogno con qualcuno: io ci credo tantissimo e proprio per questo ho creato gruppi di coaching che hanno proprio questo scopo e i risultati sono andati al di lá di ogni previsione.

Confrontarsi su temi ricorrenti, discutere nuove idee da inserire nella propria scuola, vedere come altri hanno gia’ superato certe difficoltá: queste sono dinamiche cosí specifiche che si possono discutere solo tra pari e diciamo la veritá …oggi abbiamo strumenti e tecnologia a pacchi per superare le distanze e ottenere grandi risultati comunque.

Cé’ chi si avvicina per un breve corso poi scopre un mondo e passa ad un livello più impegnativo, c’é chi sente che é il momento del cambiamento e si avventura nei corsi annuale come ad esempio Danz-Up Master Project.

Discutendo a volte arrivano idee, si ottengono nuove soluzioni a vecchi problemi e cresce la consapevolezza che la scuola deve funzionare anche senza che noi siamo costantemente presenti.

Facendo un passo indietro, come se guardassimo un quadro da completare con il pennello in mano, ci accorgiamo di quello che si puó migliorare e si prende coraggio per fare il primo passo di questa trasformazione.

La cosa che piú mi ha colpito in questi anni di 3 anni di attivitá é che la passione é sempre il motore che muove tutto e anche chi ha l’impressione di aver ormai esaurito le pile, riscopre il suo “perché” e riassapora la straordinaria bellezza di questo lavoro.

Una delle cose che i maestri di danza fanno alla fine dell’inverno è la progettazione del saggio, dei costumi e di tutto quello che c’è intorno e quest’anno senza la paura che chiudano i teatri di nuovo.

Prima di tutto progettare e creare è una bellissima attività che ci fa tanto bene poi preparare un saggio significa creare dei futuri ricordi per le persone coinvolte, rinnovare la loro motivazione, fare uno spettacolo su misura delle capacità degli allievi e pensare a chi è seduto e guarda in modo particolarmente attento.

Dovremmo sfruttare bene e meglio l’energia positiva che arriva alle famiglie dal saggio.

L’atmosfera è frizzante, i cuori sono gonfi di emozione e se anche durante l’anno un allievo aveva avuto un periodo di difficoltà, ecco in quella occasione ci si accorge che i sacrifici hanno avuto un senso e forse anche se qualche la piccola allieva ha sbuffato, la mamma ha fatto bene ad insistere.

Siamo sicuri che noi insegnanti sfruttiamo tutti i benefici e le potenzialità di un momento cosi positivo? 

In realtà ci sono diverse cose interessantiche possiamo fare per sfruttare l’onda positiva e possono avere un forte impatto sull’anno successivo:

-possiamo ad esempio inviare un breve questionario e avere un loro feedback in diretta sullo spettacolo (invieremo un link su telefono)

– possiamo fare le pre-iscrizioni per l’anno successivo con un piccolo riconoscimento se la preiscrizione avviene entro la settimana.

– possiamo studiare dare un’opportunità a chi sarà già pre-iscritto come bloccare i prezzi della retta o altro.

Spesso siamo cosi indaffarati che a stento andiamo a salutare i genitori ed è un vero peccato quindi pensiamoci per tempo: questa strategia va preparata a tavolino e ben prima del saggio e la cosa più affascinante è che una volta preparata praticamente la puoi usare sempre!

Se vuoi saperne di più di questi temi ti consiglio di accedere al video gratuito “Attirare e conquistare nuovi allievi per la tua scuola di danza” che ti dimostra come in effetti la strategia vada preparata a monte e come è vero che c’è un tipo speciale di allievo che è proprio quello giusto per noi.

Stamattina leggevo un post di collega che si augurava la fine di certi comportamenti da parte di quei “Maestri” che suggeriscono ai bambini di non fare danza se non hanno un corpo naturalmente “dotato” o se sono “grossi-non hanno i piedi” etc. creando ingiustamente frustrazioni e insicurezza.

Le parole feriscono, creano danni…grossi danni. 

Lo sappiamo tutti che ci sono dei canoni estetici piuttosto precisi nella danza professionale, specie in quella classica ma quale effetto hanno queste etichette sulla psicologia dei ragazzi? 

E’ vero, a volte i corpi dei ragazzi presentano delle sfide, a volte la crescita stessa  presenta le sue sfide ma quanto lavoro possiamo fare noi insegnanti sui ragazzi che desiderano studiare e… studiare tanto?!?

Non solo ci sono ragazzi “poco dotati” che grazie ad un buon lavoro sono riusciti a valorizzarsi e a danzare professionalmente, ma non dimentichiamo anche il valore strettamente educativo e i tantissimi benefici che comunque la danza offre a chiunque la pratica.

Questo è un tesoro di grandissimo valore e se tiriamo una riga è quello che resta per la maggioranza dei ragazzi che passano per una scuola di danza. Non solo diamo loro una competenza tecnica, una preparazione atletica ma diamo una disciplina mentale, una capacità di perseguire obiettivi e tante altre cose che torneranno loro utili in mille altre occasioni. 

Le vicende legate alla ritmica che sono emerse pochi mesi fa e che hanno messo alla luce comportamenti molto discutibili di dirigenti e allenatori, fanno facilmente pensare che ci siano tanti brutti racconti da fare emergere anche dall’ambiente della danza.

A quanti ragazzi è stata rubata una sicurezza che spettava loro di diritto e a volte persino un’identità è stata calpestata.

Questi metodi e questi modelli di leadership non hanno più spazio né nel mondo aziendale, né in quello della formazione, non vedo perché dovrebbero averne nel mondo dell’arte. 

E noi cosa ci possiamo fare? 

Beh oltre a trattare i nostri ragazzi con rispetto e vicinanza, credo che sia il caso di “prepararli” in modo che sappiano diventare impermeabili a certe osservazioni e teniamo lontani questi personaggi dalle nostre scuole, non ne abbiamo proprio bisogno. 

Sottolineare che la danza non sia sport, che si possa fare solo in teatro, che non abbia niente a che fare con il business, che sia per iniziati, che sia sempre “ALTRO” … alla fine ci ha indeboliti come categoria di professionisti visto che ancora oggi non troviamo un nostro posto dignitoso né nel mondo della cultura né in quello dello sport.

Quante parole, energie e tempo perso in questi distinguo, quando dovremmo concentrarci sul FARE.

Da un lato il FARE è dare la possibilità a tutti di trarre beneficio dalla fruizione dell’arte e della danza. Questo ha a che vedere con le scelte di mantenere e sviluppare compagnie stabili distribuite sul territorio, con il prezzo abbordabile dei biglietti e con una programmazione dignitosa che si stacchi dai modelli “riempi-pista” dei tempi più recenti.

L’altro lato del FARE è la costruzione di un vivaio che obbligatoriamente passa per la rete delle scuole private disseminate in tutto il paese, una realtà di grande valore educativo e formativo.

E’ giusto che le scuole si facciano rappresentare presso le autorità o che si facciano tutelare da organizzazioni a vario livello ma il mio sogno è che questa rete, composta da professionisti meravigliosi, possa comportarsi come tale: rinforzando i nodi cioè quei punti di incontro e collaborazione che sono cosi preziosi.

Oggi come non mai … io tifo per il FARE

Se i maestri di danza sapessero quanti semi di felicità hanno sparso nel percorso della loro carriera. Non mi riferisco a  tutte quelle volte che un allievo ha raggiunto chissà quale risultato, ha vinto chissà quale concorso e superato chissà quale audizione…

Parlo di tutti quei ragazzi che -grazie al loro maestro- si sono sentiti speciali anche solo per un momento, agli incoraggiamenti così preziosi, all’aver sentito che qualcuno credeva in loro. 

Chissà quante briciole preziose abbiamo lasciato cadere, che ancora oggi danno frutto e dimostrano che la scuola di danza è prima di tutto un luogo dove crescere bene.

Se i maestri di danza realizzassero che possono avere un impatto profondo sulle vite di tanti ragazzi, forse potrebbero essere persino più orgogliosi di loro stessi e guardare avanti con occhi diversi.

Vivere con la danza e per la danza significa essere sempre a contatto con la bellezza e il concetto di perfezione. Questo vale per gli studenti e vale anche per i maestri e  se è vero l’antico detto che “chi va con lo zoppo impara a zoppicare” sembra che la consuetudine ad avere la perfezione come punto di riferimento possa portarci a diventare -a nostra volta- dei perfezionisti. Cosa non del tutto auspicabile perché se si cerca la perfezione, l’autocritica, i dubbi e un dilagante senso di inadeguatezza sono spesso i sottoprodotti negativi di un’aspirazione praticamente inutile.

Non è solo una questione di nomi ma di sostanza: cercare di raggiungere l’eccellenza invece della perfezione è un processo molto più interessante.

La ricerca dell’ECCELLENZA è perseguire obiettivi stimolanti ma raggiungibili.
E poiché sono possibili da raggiungere, questo senso positivo di sfida può alimentare la motivazione e la soddisfazione di un lavoro ben fatto.

MENTRE

La ricerca della perfezione è, come tale, irrealistica

I ragazzi sperimenternno una costante discrepanza tra come si vedono contro come vorrebbero essere. Questa discrepanza impedisce la soddisfazione e spesso provoca pensieri ed emozioni negativi.

Differentemente dal perfezionismo, la ricerca dell’eccellenza ammette non solo l’errore ma anche il fallimento. È proprio nei piccoli errori e  fallimenti che anche gli allievi  trovano uno stimolo per raccogliere l’esperienza, migliorarsi e avvicinarsi sempre di più al risultato desiderato.

L’eccellenza è un’arte ottenuta attraverso l’addestramento e l’abitudine. Noi non agiamo bene perché abbiamo virtù o eccellenza, ma abbiamo piuttosto queste due perché abbiamo agito correttamente. Noi siamo ciò che facciamo ripetutamente. Eccellenza, allora, non è un atto, ma un’abitudine. ( Aristotele )

Per lavorare nell’eccellenza servono questi 3 aspetti chiave:

  1. Avere consapevolezza dei propri limiti e imparare a definire obiettivi chiari e misurabili.
  2. Se da una parte seguire le regole ed essere disciplinati è necessario per raggiungere un determinato obiettivo è anche vero che non bisogna rimanere intrappolati in schemi troppo rigidi. Allo stesso tempo è importante sentirsi flessibili e muoversi in schemi meno rigidi.
  3. Usare  di autoironia e guardare con un po’ di umorismo ai propri errori,  andare oltre la propria zona di comfort eper rinforzare la sicurezza e l’autostima.

L’eccellenza si raggiunge con la disciplina; viceversa, la mancanza di disciplina conduce al fallimento. Infatti la causa dell’insuccesso non è quasi mai un singolo evento o incidente, piuttosto è la conseguenza di tanti piccoli fallimenti in serie che si sono accumulati proprio per mancanza di disciplina.

Il fallimento ci attende ogni volta che manchiamo di pensare OGGI, di studiare OGGI, o semplicemente di fare quel sforzo in più OGGI: se il tuo obiettivo è quello di diventare un danzatore e sai bene che devi studiare tutti i giorni…ogni giorno che salti sai che stai tradendo la tua causa e il tuo sogno. Allo stesso modo, tu maestro sai che, per avere la scuola in salute fra 1 anno, è OGGI che devi prendere certe decisioni e ogni decisione non presa diventa un passo indietro.

Quando si è disciplinati giorno per giorno, (e magari facendo anche più del dovuto), si creano le basi solide per un futuro di successo. Inoltre scoprendo di riuscire ad essere disciplinato, acquisirai un crescente senso di soddisfazione che alimenterà la tua motivazione ad ottenere risultati sempre più alti.

Spesso attribuiamo il successo straordinario al talento perché certe persone  sembrano fare ciò che fanno senza alcuno sforzo. Attenzione, perché la grande importanza che diamo al talento, a volte ci serve addirittura per  accettare le nostre prestazione più mediocri … strano?  No.

Se etichetto con il termine talentuoso un soggetto per spiegarmi i suoi risultati, automaticamente porto fuori dall’area della mia responsabilità l’essere capace di fare altrettanto: lui ha proprio talento per questo… quindi mi creo un alibi perfetto per non lavorare per raggiungere lo steso scopo. Anzi, secondo questa spiegazione del successo, c’è poco da fare per migliorare, senza talento non puoi assolutamente raggiungere grandi risultati.

La buona notizia è che il talento non è un fattore chiave per avere successo e in realtà ognuno di noi ha la possibilità di raggiungere livelli di rendimento straordinari.

E’ orami dimostrato da diversi studi fatti su differenti gruppi di “campioni” che, andando a vedere la loro storia, si scopriva che quelli che ottenevano i migliori risultati in realtà non avevano nessun tipo di pre-condizione vantaggiosa nell’apprendimento. Insomma i ricercatori non trovarono nessuna traccia del famigerato talento.

Le ricerche dimostrarono che il fattore determinante dei diversi risultati ottenuti dagli studenti analizzati era solo la quantità di tempo trascorsa a praticare il loro strumento (o la loro arte o il loro sport)  e che non c’era nessuna predisposizione naturale che ne facilitasse l’apprendimento. Gli studenti migliori avevano ottenuto ottimi risultati perché praticavano più a lungo ogni giorno rispetto agli studenti che avevano raggiunto risultati mediocri

L’altro tema è  il modo in cui i “talentuosi” si esercitano. Questo è molto diverso dalla pratica a cui siamo normalmente abituati. I ricercatori definiscono questo speciale tipo di pratica: pratica intenzionale. Ripetere, specialmente se ripetendo sbaglio, non è divertente.

Fare e rifare ciò che sappiamo fare bene può essere piacevole. La pratica intenzionale invece …è esattamente l’opposto, infatti, vengono allenati di continuo gli aspetti in cui si è più carente grazie ad attività mirate proprio a metterci in difficoltà. (i giri che non vengono, sostenere una posizione per un periodo lungo etc)

È questa la ragione per cui le persone di “Talento” sono così rare: se fosse facile diventare un fenomeno, lo farebbero tutti. La maggior parte delle persone non è disposta a pagare il prezzo necessario per eccellere: specialmente quando oltre allo studio, o all’allenamento persistente e faticoso è necessario abbinare delle privazioni come allontanarsi da casa e dai propri affetti.

Il successo è il risultato della perseveranza e della caparbietà ma spesso siamo cosi ammaliati dal mito del campione, del talentuoso che stravince da credere che sia stato solo frutto della natura, della fortuna, e non dell’azione e del sacrificio!

Nell’insegnamento, un feedback preciso e puntuale è importantissimo per  quella di aiutare gli studenti a fare tutti quegli aggiustamenti necessari per migliorare le loro prestazioni. Quando il feedback è prevalentemente negativo però, questo può scoraggiare lo sforzo e il rendimento degli ragazzi.

Un’ insegnante ha la responsabilità di NUTRIRE l’apprendimento e di fornire un riscontro in modo tale che un allievo non lasci mai la lezione di danza  sentendosi sconfitto. Bisogna lasciare agli alunni la sensazione di poter conquistare qualche obiettivo, con pazienza, sempre.

Quando, quasi 20 anni fa, ho iniziato la formazione come esaminatrice della Royal Academy of Dance una delle cose che più mi colpirono fu proprio questo particolare approccio nella valutazione.

Oltre a me, nel mio gruppo c’erano in 7 trainees, tutti esperti colleghi provenienti da Inghilterra, Sud Africa, Malesia, Stati Uniti, Messico, Germania. Ottimi insegnanti con una carriera favolosa alle spalle che appena si sedevano per esaminare avevano un occhio infallibile a trovare tutto quello che non funzionava.

Ore e ore a spaccare il capello in 4 e fare l’elenco di cosa non andava… finchè non ci fu  chiarito che l’approccio doveva essere un po’ diverso: avremmo dovuto cercare nel lavoro mostrato  tutte le cose che funzionavano e tenerne conto nella valutazione, anzichè avere in testa un 10 e poi una scala in discesa dove togliere qualcosa ad ogni errore. Era quindi meglio partire dal basso (considerare quello che funzionava) e cercare di costruire il voto migliore che si poteva.

Ho un bellissimo ricordo della mia mentore di allora (Noreen Cheesholm) che ci diceva: fate finta di avere una vassoio di caramelle e che i candidati devono conquistarsele, vedete quante riuscite a dargliene… e siate contenti di dare tutte quelle che meritano.

In effetti è un’ottica diversa…il cervello dell’insegnante di solito non lavora proprio cosi, si comporta di  più come uno scanner che va alla ricerca di qualcosa che non va, per poi trovare delle soluzioni ad hoc. E’ sicuramente un’abilità necessaria e importantissima ma riuscire a bilanciare la capacità di analisi con una buona dose di incoraggiamento e feedback positivo  può preservare l’autostima dei ragazzi in una disciplina dalle attese cosi alte.

Gli insegnanti di danza sono persone speciali e questo lo sapevamo.

Il maestro di danza è tante cose insieme: è artista, è psicologo, è artigiano, è scenografo,  è costumista, è consulente, è organizzatore, è imprenditore… ed è spesso l’insegnante che un ragazzo ha più a lungo nella sua vita.

Tutte queste cose le sapevamo già ma quello che non sapevamo era quanto sarebbero stati versatili, forti , geniali e caparbi nel voler tenere accesa la fiamma dall’amore per l’arte della danza nei loro ragazzi nei due anni che sono passati.

Ora finalmente dopo tante interruzioni, chiusure, quarantene e profonde incertezze i maestri riportano i loro ragazzi e le loro famiglie in teatro per celebrare finalmente il saggio.

Si, celebrare…perché il saggio è quasi un rituale sacro. Il saggio non è solo uno spettacolo, è la realizzazione di una promessa, è la festa di compleanno proprio di “tutti”. Quella che si aspetta con le farfalle allo stomaco, quella che si immagina per mesi, quella che si ricorda per gli anni a venire.

Il saggio è la festa della danza sotto ogni sua forma. E’ la festa dei genitori che, vedendo i loro figli sul palco si fanno una ragione alle loro lunghe attese in auto e alle corse contro il tempo per portarli a danza. Poi è la festa dei maestri che, dopo mesi di disinfezione e termometri tirano fuori dal cappello delle opere di vera “ingegneria coreografica” dove ci entrano tutti, e sono bellissimi, pettinatissimi, con costumi perfetti. Magari gli allievi non sono proprio tutti bravi ma è proprio lì che il genio entra in scena: sono bravi tutti a fare belle coreografie con gli allievi dotati. Il maestro di danza va oltre e sistema tutti al posto giusto perché oltre agli studenti più competenti tutti (proprio tutti) facciano bella figura e si sentano parte dello spettacolo.

Che sia sotto forma di storia o di concerto di balletti, non c’è saggio che non abbia un tempo extra, quello dopo gli inchini! Premiazioni, fiori, menzioni, discorsi, foto… l’energia si trattiene appena e proprio quando i più piccoli, stanchi di aspettare la fine di questa strana cerimonia, iniziano a gattonare avvicinandosi pericolosamente a bordo palco, ecco arriva finalmente il sipario a confermare che si, anche stavolta che l’abbiamo fatto ed è stato bellissimo.

Saremo poco importanti, facciamo parte di un settore invisibile ai potenti ma quali gioie si nascondono nella possibilità di avere un impatto positivo nella vita di cosi tanti ragazzi che vengono li per scelta e che possiamo aiutare a diventare adulti migliori. Viva la danza!

Danz Up ti offre anche una "directory" che può aiutarti nella gestione della tua scuola

Hai bisogno per una sostituzione?
Cerca un insegnante!

Sei un insegnante che vuole mettersi a disposizione?

Registrati

Ricevi consigli utili per gestire la tua scuola

Iscriviti alla newsletter
 © 2022 Copyright Sonia Greco - P.IVA 03979900366 - Privacy policy - Cookies policy - Credits