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3 punti da ricordare sempre

Sicuramente le caratteristiche della candidata (o candidato) dovranno essere significative per il ruolo che svolge: ci sono scuole piccole dove la segretaria fa un po’ di tutto, dalla reception all’amministrazione, altre scuole hanno dimensioni maggiori e richiedono ruoli distinti ma sicuramente le qualita’ di gentilezza, pazienza ed efficienza sono richieste a tutti quelli che si candidano per questa posizione.

Poi vengono le competenze specifiche che sono sicuramente evidenti dal curriculum e costruite da precedenti esperienze. La scuola di danza peró é un settore come nessun altro quindi meglio testare le abilita’ sul campo prima di prendere decisioni definitive: un bel periodo di prova dimostrerá meglio se le competenze sono quelle giuste per noi.

Peró, se le competenze si possono sviluppare anche strada facendo, quello che diventa difficile da padroneggiare se non c’é …é l’atteggiamento giusto. Cosa intendo?

Un sincero interesse per il progetto che la scuola porta avanti, per gli obiettivi degli insegnanti e della direzione. Insomma la curiositá di comprendere la “cultura della scuola” e di quell’atmosfera che i ragazzi devono vivere ogni giorno per realizzare il disegno che il direttore ha in mente per loro.

E questo non é uguale in tutte le scuole di danza : ci sono tante sfumature e mille differenze basate sul tipo di discipline insegnate, il pubblico che segue la scuola e gli obiettivi di medio e breve termine. Se vuoi sapere di piú sul Manifesto vedi questo post su IG

Non banalizziamo mai questo ruolo, tantomeno la scelta di chi metterci perché una persona sbagliata o semplicemente non pronta… puó danneggiare la scuola di danza anche senza volerlo.

Se vuoi essere sicuro che la tua segreteria funzioni bene anzi benissimo, puoi offrire ai tuoi collaboratori questo corso pensato apposta per questo ruolo

“La segreteria: dove tutto inizia”

La danza mi annoia ogni volta che si misura in quante pirouettes fanno gli allievi o quanto si alza la gamba. Mi annoia ancora di piú quando vedo ragazzi “in equlibrio sul collo della bottiglia che esibiscono il loro en-dehors mentre reggono la tazzina di caffè sul piede che va alla seconda leggendo un libro”.

Non abbiamo bisogno di questa roba e chi di noi avvalla e spinge i ragazzi a misurarsi solo su questi parametri fa il male della danza e quindi danneggia tutto il comparto.

Il pubblico e prima di tutto i nostri allievi hanno bisogno di scendere piú in profonditá e capire che il corpo e la tecnica sono gli strumenti che ci servono ad esprimere un messaggio.

Non voglio sostenere la bandiera dell’arte contro lo sport perché non è di questo che si tratta ma piú semplicemente del buonsenso che ci deve guidare sempre quando ci mettiamo davanti ad un allievo, specialmente se è un bambino.

Lo sanno anche i muri che il livello tecnico richiesto oggi è molto alto, che non ci sono scorciatoie per ottenere dei risultati e che certe persone hanno caratteristiche fisiche che li collocano in punti diversi della campana delle famose “doti”.

Peró non è tutto li…

Se andare a teatro resta un’emozione unica e meravigliosa, non è per il collo del piede, per l’en-dehors, il penché a mezza luna dei danzatori ma perché questi riescono a padroneggiare la tecnica cosi bene da riuscire a farcela dimenticare e ci raggiungono con il loro messaggio senza parole che arriva diretto al cuore.

Come insegnanti e come direttori abbiamo la responsabilitá di preparare gli allievi a diventare persone a tutto tondo: fare una proposta formativa seria ed impegnata è importantissimo ma, mentre ci buttiamo a capofitto in una formazione intensa che dura anni, dobbiamo ricordarci qual è il fine ultimo.

“La danza è poesia perché il suo fine ultimo è esprimere sentimenti, anche se attraverso una rigida tecnica. Il nostro compito è quello di far passare la parola attraverso il gesto.”

(Carla Fracci)

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Non solo a chi è stagionato come me sarà capitato di ripensare ai buoni vecchi tempi quando  genitori e allievi avevano un rispetto reverenziale per la scuola e chi insegnava…

E vorrei sottolineare: non diamo solo la colpa al covid per tutte le cose. 

Se è vero che l’approccio delle persone è cambiato e l’attenzione dei ragazzi si è frazionata, questo da solo non spiega come mai l’atmosfera si sia per così dire…involuta. 

Per essere efficaci abbiamo bisogno di divulgare il nostro messaggio in modo rinnovato e in qualche misura più flessibile: la danza resta un’arte meravigliosa e insostituibile, i suoi benefici sono enormi per chi la pratica a tutte le età e con ogni abilità. Questo è un dato di fatto.

Far comprendere ai genitori quali reali conquiste siano nascoste dietro ad ogni miglioramento, alla conquista dell’autonomia dei più giovani, allo studio, alle attese per i risultati, questo è compito nostro.

Diciamo la verità: un po’ lo è sempre stato, ma ora che la vera danza è scomparsa dalla televisione e il cellulare è la nostra finestra sulla conoscenza, abbiamo bisogno di scendere in campo in modo diverso.

Con la qualità e il bene dei ragazzi sempre in mente, è necessario rimodulare la nostra comunicazione in modo da arrivare meglio ai genitori perché sono loro che faranno la differenza quando i nostri allievi avranno un calo di motivazione, una difficoltà a scuola o altro.

Noi spesso distribuiamo informazioni e avvisi ma investiamo poche risorse nel coinvolgere i genitori  nel “percorso” di lungo periodo. Dovremmo mostrare la meta del nostro viaggio, quali saranno le tappe, le inevitabili difficoltà e come saranno i ragazzi quando avranno maturato la tecnica, la sensibilità e soprattutto il senso di relazione tra “lavoro-e-risultato”.

Le modalità in cui fare questa comunicazione con le famiglie possono essere tradizionali o creative, online, offline e di tutto un po’… Ci può persino aiutare la tecnologia ma alla fine dobbiamo metterci la faccia e costruire delle relazioni che ci consentano di vivere con serenità i momenti di entusiasmo e le sfide che questo percorso presenta.  La fiducia nasce da questa radice e se ci pensate, dietro ad un allievo che cresce con noi c’è sempre un genitore che ha creduto nel nostro messaggio.

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