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3 punti da ricordare sempre

Sicuramente le caratteristiche della candidata (o candidato) dovranno essere significative per il ruolo che svolge: ci sono scuole piccole dove la segretaria fa un po’ di tutto, dalla reception all’amministrazione, altre scuole hanno dimensioni maggiori e richiedono ruoli distinti ma sicuramente le qualita’ di gentilezza, pazienza ed efficienza sono richieste a tutti quelli che si candidano per questa posizione.

Poi vengono le competenze specifiche che sono sicuramente evidenti dal curriculum e costruite da precedenti esperienze. La scuola di danza peró é un settore come nessun altro quindi meglio testare le abilita’ sul campo prima di prendere decisioni definitive: un bel periodo di prova dimostrerá meglio se le competenze sono quelle giuste per noi.

Peró, se le competenze si possono sviluppare anche strada facendo, quello che diventa difficile da padroneggiare se non c’é …é l’atteggiamento giusto. Cosa intendo?

Un sincero interesse per il progetto che la scuola porta avanti, per gli obiettivi degli insegnanti e della direzione. Insomma la curiositá di comprendere la “cultura della scuola” e di quell’atmosfera che i ragazzi devono vivere ogni giorno per realizzare il disegno che il direttore ha in mente per loro.

E questo non é uguale in tutte le scuole di danza : ci sono tante sfumature e mille differenze basate sul tipo di discipline insegnate, il pubblico che segue la scuola e gli obiettivi di medio e breve termine. Se vuoi sapere di piú sul Manifesto vedi questo post su IG

Non banalizziamo mai questo ruolo, tantomeno la scelta di chi metterci perché una persona sbagliata o semplicemente non pronta… puó danneggiare la scuola di danza anche senza volerlo.

Se vuoi essere sicuro che la tua segreteria funzioni bene anzi benissimo, puoi offrire ai tuoi collaboratori questo corso pensato apposta per questo ruolo

“La segreteria: dove tutto inizia”

Essere vicini ai nostri allievi è importante, anzi forse non lo è mai stato cosí tanto come oggi.

Noi maestri li accompagniamo per un tratto di strada lungo: li accogliamo che piangono perché vogliono la mamma e li salutiamo quando hanno giá la patente, letteralmente un bel pezzo di strada, vero?

Quando ho iniziato ad insegnare avevo 21 anni e la distanza anagrafica con i miei allievi era tutta sulle dita di una mano, al massimo due.

Si avvicinavano a me molto piú facilmente e io capivo meglio certe sfumature ma ho sempre creduto che dovesse esserci una sana distanza tra i due ruoli per poterli aiutare meglio a realizzare il loro sogno.

Credo l’esigenza dei nostri allievi sia quella di vivere la loro crescita avendo vicino degli adulti che interpretano il loro ruolo con un forte senso di responsabilitá e la maestra di danza ha un posto  ben preciso in questo cammino.

Oggi che sono passati tanti anni, non sono piú vicina di etá nemmeno ai genitori degli allievi ma credo che questo non tolga nulla alla nostra funzione che resta la stessa: accompagnare questi ragazzi in un viaggio di cui non conosciamo la destinazione finale ma che, attraverso la danza, abbiamo la fortuna di avere vicino per qualche anno … e a volte ben di piú.

Sonia Greco

La consuetudine di aumentare in modo graduale la complessitá degli esercizi via via che gli allievi progrediscono, si basa su principi logici e comuni a tutte le discipline.

A volte nelle scuole private, dove magari gli allievi non hanno lezioni con frequenza quotidiana, questa consuetudine prende una piega un po’strana.

Se nei primi anni di studio, l’etá e le richieste tecniche sono facilmente in armonia tra loro, mano mano che i ragazzi crescono, i maestri hanno la tendenza ad aumentare la complessitá degli esercizi in modo esponenziale, rispetto alla loro reale capacitá di eseguirli in modo corretto.

La premessa è questa: dal punto di vista cognitivo, gli studenti crescendo diventano sicuramente piú abili a ricordare sequenze lunghe e difficili ma, se la quantitá e la frequenza delle loro lezioni non aumenta in proporzione, non potranno mai raggiungere le condizioni muscolari giuste per eseguire gli esercizi richiesti in modo corretto.

Non so voi, ma ho avuto l’impressione che, nel tentativo di dare ai ragazzi stimoli nuovi continuamente, si perda l’occasione di incidere davvero sulla loro preparazione: come se fosse necessario aumentare ad ogni costo il numero di giri, l’altezza della gamba o eseguire intricate combinazioni che mettono alla prova i riflessi ma non aiutano a rinforzare un gran ché….

E peggio ancora, il messaggio che arriva agli allievi è che, se nella lezione non c’è nessuna particolare nuova sfida, questa non sia davvero servita ad imparare qualcosa in piú.

Dai… è capitato a tutti di avere la mamma di turno che dice (a volte con un filo di imbarazzo) che la bimba in questione si lamenta perché “facciamo sempre le stesse cose”. E allora i maestri si scapicollano, da un lato a spiegare che la sbarra bisogna farla sempre bla-bla-bla e dall’altro, alla lezione successiva magari infilano il “nuovo salto” cosi la bambina sará contenta e con lei tutta la classe.

In questo modo noi maestri entriamo in un loop un po’ tossico nel quale, pensando di dover dare stimoli nuovi, in realtá, li “distraiamo” dal coltivare e sentire quel lavoro profondo che, davvero, serve a stratificare la loro competenza e portarli al livello successivo.

Sappiamo bene che, in tutti i metodi di studio, c’è una saggia e consolidata gradualitá e che bisogna fare delle richieste sempre crescenti agli allievi.

Peró parliamoci chiaro: nel mondo vero, e specialmente nel mondo delle scuole private amatoriali, si è sempre alla ricerca di un equilibrio tra le proposte del maestro e la reale “capacitá” degli studenti; dove per “capacitá” intendiamo interesse,  quantitá di lezioni, capacitá fisiche, frequenza e tante altre cose. Ci sono situazioni nelle quali, se dovessimo basarci sulla prontezza degli allievi… sarebbero ancora a due mani alla sbarra a 15 anni.

Quando gli allievi crescono e le capacitá cognitive, emozionali e anche -perché no- artistiche aumentano velocemente ma la tecnica migliora ad un ritmo diverso, credo che dovremmo insistere molto di piú sulla ripetizione, magari attirando l’attenzione dei ragazzi  su aspetti diversi ogni volta (accenti dinamici, sensazioni diverse, uso dello spazio, allungamento della linea per citarne alcuni) in modo che gli allievi si concentrino piú sul COME che sul COSA e possano raggiungere un’efficacia maggiore, ottenendo cosí miglioramenti piú significativi.

Quella che viene definita “ripetizione intenzionale” è proprio quel perseverare nell’esercizio che, grazie alla concentrazione, permette ai ragazzi di superare i propri limiti: la gratificazione che viene dal riconoscere i risultati è inoltre di sostegno nel proseguire ed insistere anche nei giorni no e sappiamo che… ce ne sono sempre!

Se vuoi sviluppare il tuo ruolo di direttore puoi leggere maggiori informazioni sul corso Danz-Up Master Project su questo sito.

La danza mi annoia ogni volta che si misura in quante pirouettes fanno gli allievi o quanto si alza la gamba. Mi annoia ancora di piú quando vedo ragazzi “in equlibrio sul collo della bottiglia che esibiscono il loro en-dehors mentre reggono la tazzina di caffè sul piede che va alla seconda leggendo un libro”.

Non abbiamo bisogno di questa roba e chi di noi avvalla e spinge i ragazzi a misurarsi solo su questi parametri fa il male della danza e quindi danneggia tutto il comparto.

Il pubblico e prima di tutto i nostri allievi hanno bisogno di scendere piú in profonditá e capire che il corpo e la tecnica sono gli strumenti che ci servono ad esprimere un messaggio.

Non voglio sostenere la bandiera dell’arte contro lo sport perché non è di questo che si tratta ma piú semplicemente del buonsenso che ci deve guidare sempre quando ci mettiamo davanti ad un allievo, specialmente se è un bambino.

Lo sanno anche i muri che il livello tecnico richiesto oggi è molto alto, che non ci sono scorciatoie per ottenere dei risultati e che certe persone hanno caratteristiche fisiche che li collocano in punti diversi della campana delle famose “doti”.

Peró non è tutto li…

Se andare a teatro resta un’emozione unica e meravigliosa, non è per il collo del piede, per l’en-dehors, il penché a mezza luna dei danzatori ma perché questi riescono a padroneggiare la tecnica cosi bene da riuscire a farcela dimenticare e ci raggiungono con il loro messaggio senza parole che arriva diretto al cuore.

Come insegnanti e come direttori abbiamo la responsabilitá di preparare gli allievi a diventare persone a tutto tondo: fare una proposta formativa seria ed impegnata è importantissimo ma, mentre ci buttiamo a capofitto in una formazione intensa che dura anni, dobbiamo ricordarci qual è il fine ultimo.

“La danza è poesia perché il suo fine ultimo è esprimere sentimenti, anche se attraverso una rigida tecnica. Il nostro compito è quello di far passare la parola attraverso il gesto.”

(Carla Fracci)

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Non solo a chi è stagionato come me sarà capitato di ripensare ai buoni vecchi tempi quando  genitori e allievi avevano un rispetto reverenziale per la scuola e chi insegnava…

E vorrei sottolineare: non diamo solo la colpa al covid per tutte le cose. 

Se è vero che l’approccio delle persone è cambiato e l’attenzione dei ragazzi si è frazionata, questo da solo non spiega come mai l’atmosfera si sia per così dire…involuta. 

Per essere efficaci abbiamo bisogno di divulgare il nostro messaggio in modo rinnovato e in qualche misura più flessibile: la danza resta un’arte meravigliosa e insostituibile, i suoi benefici sono enormi per chi la pratica a tutte le età e con ogni abilità. Questo è un dato di fatto.

Far comprendere ai genitori quali reali conquiste siano nascoste dietro ad ogni miglioramento, alla conquista dell’autonomia dei più giovani, allo studio, alle attese per i risultati, questo è compito nostro.

Diciamo la verità: un po’ lo è sempre stato, ma ora che la vera danza è scomparsa dalla televisione e il cellulare è la nostra finestra sulla conoscenza, abbiamo bisogno di scendere in campo in modo diverso.

Con la qualità e il bene dei ragazzi sempre in mente, è necessario rimodulare la nostra comunicazione in modo da arrivare meglio ai genitori perché sono loro che faranno la differenza quando i nostri allievi avranno un calo di motivazione, una difficoltà a scuola o altro.

Noi spesso distribuiamo informazioni e avvisi ma investiamo poche risorse nel coinvolgere i genitori  nel “percorso” di lungo periodo. Dovremmo mostrare la meta del nostro viaggio, quali saranno le tappe, le inevitabili difficoltà e come saranno i ragazzi quando avranno maturato la tecnica, la sensibilità e soprattutto il senso di relazione tra “lavoro-e-risultato”.

Le modalità in cui fare questa comunicazione con le famiglie possono essere tradizionali o creative, online, offline e di tutto un po’… Ci può persino aiutare la tecnologia ma alla fine dobbiamo metterci la faccia e costruire delle relazioni che ci consentano di vivere con serenità i momenti di entusiasmo e le sfide che questo percorso presenta.  La fiducia nasce da questa radice e se ci pensate, dietro ad un allievo che cresce con noi c’è sempre un genitore che ha creduto nel nostro messaggio.

Se vuoi approfondire questo e altri grandi argomenti puoi dare un’occhiata al Corso per Direttori “Danz-Up Master Project”

Il corso per Direttori prevede una selezione per tanto è necessario presentare un’Application.

Per maggiori info clicca qui: https://bit.ly/3EuR7s3

E’ molto utile accogliere i nuovi arrivi con un piccolo simbolico “Pacchetto di benvenuto” per accogliere gli  allievi nella nuova avventura… ci sono diversi modi per farlo e ottenere grandi benefici.

Magari stai pensando al “solito” sacchetto per le scarpe o alla “solita” maglietta… ma c’è dell’altro credimi: innanzitutto, al di lá del valore intrinseco dell’oggetto, quando consegni questo Pacchetto di benvenuto puoi dare piú o meno valore al gesto (da come si presenta a come lo consegni etc) poi, attraverso quel gesto, l’allievo si deve sentire parte della nuova famiglia. 

Il “pacchetto di benvenuto” dovrebbe contenere anche altre cose importanti che trasformano questo piccolo rito in un grande investimento per fidelizzare allievi e genitori.  Cosa c’entra questo regalo con il fatto di essere capaci di tenersi 

Forse giá sapete che nei miei corsi attribuisco molta importanza al fatto di attirare verso la scuola solo gli allievi che sono adatti a noi, alla nostra proposta didattica e alla cultura della tua scuola di danza. Le persone che si avvicinano a noi devono avere una chiara sensazione di come si troveranno dentro la scuola in seguito e questa è una bella occasione per farlo: dimostrare la qualitá anche nei piccoli gesti come questo, ci renderá piú credibili in generale.

Il secondo aspetto è che la fidelizzazione è forte quando i ragazzi e le famiglie si sentono coinvolti, quando esiste una vera relazione con loro (non è forse vero che i tuoi allievi piú fedeli sono anche quelli piú impegnati?).

Quindi… il tuo pacchetto di benvenuto è un primo passo in questa direzione: deve contenere quelle informazioni che li aiuterá a decidere in partenza se la tua scuola è il posto giusto per loro. Quindi la prima cosa che vorrai includere è la “filosofia” della tua scuola, il tuo obiettivo, qualche informazione carina su di te (ehi non parlo di curriculum formale), informazioni sugli altri insegnanti, la segretaria. Cerca di dare a queste informazioni un carattere personalizzato e vedrai come le persone ameranno questi dettagli.

Ci sono poi circostanze e scuole con molti allievi in cui è difficile per il direttore conoscere il nome di tutti e avere una relazione con ogni allievo: questa è un’ottima occasione per far sapere a tutti qualcosa di te, della tua filosofia e chi sono le persone che fanno parte del tuo team. 

Ora parliamo per un attimo del piccolo regalo (maglietta-astuccio-penna-borraccia etc.etc.) che avrá anche una funzione di branding fuori dalla scuola: magari sará indossato, usato e visto fuori quindi dovrebbe avere i colori del tuo logo, e rendere immediatamente identificabile il tuo brand. 

La parte del pacchetto che contiene le informazioni è a sua volta importante e si deve presentare bene: non si puó stampare all’ultimo minuto e mettere insieme i fogli con un graffetta perché anche questo parla di te, della cura e della qualitá che metti nelle cose che fai. 

Anziché organizzare un plico di fogli sul momento, avere giá pronta una bella cartellina con il logo della scuola dove sono organizzate tutte le informazioni, fará un’impressione completamente diversa, senza contare le preziose notizie che saranno contenute all’interno. 

Certamente ci sono dei costi collegati a questa operazione ma perché non iniziare -se siete in difficoltá – da una versione digitale della cartellina di informazioni? Potreste preparare una piccola presentazione che includa qualche frammento di video, testi e foto con le stesse cose che avreste messo nella cartellina… almeno per partire. 

Avere in mano una bella cartellina fará un effetto migliore ma l’opzione digitale ci dá la possibilitá di non avere costi vivi e per partire non è affatto male: bastera’ un piccolo volantino con un QRcode che porti a questa presentazione che i genitori potranno guardare proprio mentre i gli allievi fanno la loro prima lezione. 

Fare il direttore di una scuola di danza spesso significa fare un lavoro solitario: é vero, siamo contornati da tante persone, ma alla fine della giornata ci portiamo a casa pensieri, sogni, preoccupazioni che sono solo nostri.

Ma anche i direttori hanno bisogno di ispirazione, di scambiare idee e di condividere il loro sogno con qualcuno: io ci credo tantissimo e proprio per questo ho creato gruppi di coaching che hanno proprio questo scopo e i risultati sono andati al di lá di ogni previsione.

Confrontarsi su temi ricorrenti, discutere nuove idee da inserire nella propria scuola, vedere come altri hanno gia’ superato certe difficoltá: queste sono dinamiche cosí specifiche che si possono discutere solo tra pari e diciamo la veritá …oggi abbiamo strumenti e tecnologia a pacchi per superare le distanze e ottenere grandi risultati comunque.

Cé’ chi si avvicina per un breve corso poi scopre un mondo e passa ad un livello più impegnativo, c’é chi sente che é il momento del cambiamento e si avventura nei corsi annuale come ad esempio Danz-Up Master Project.

Discutendo a volte arrivano idee, si ottengono nuove soluzioni a vecchi problemi e cresce la consapevolezza che la scuola deve funzionare anche senza che noi siamo costantemente presenti.

Facendo un passo indietro, come se guardassimo un quadro da completare con il pennello in mano, ci accorgiamo di quello che si puó migliorare e si prende coraggio per fare il primo passo di questa trasformazione.

La cosa che piú mi ha colpito in questi anni di 3 anni di attivitá é che la passione é sempre il motore che muove tutto e anche chi ha l’impressione di aver ormai esaurito le pile, riscopre il suo “perché” e riassapora la straordinaria bellezza di questo lavoro.

Una delle cose che i maestri di danza fanno alla fine dell’inverno è la progettazione del saggio, dei costumi e di tutto quello che c’è intorno e quest’anno senza la paura che chiudano i teatri di nuovo.

Prima di tutto progettare e creare è una bellissima attività che ci fa tanto bene poi preparare un saggio significa creare dei futuri ricordi per le persone coinvolte, rinnovare la loro motivazione, fare uno spettacolo su misura delle capacità degli allievi e pensare a chi è seduto e guarda in modo particolarmente attento.

Dovremmo sfruttare bene e meglio l’energia positiva che arriva alle famiglie dal saggio.

L’atmosfera è frizzante, i cuori sono gonfi di emozione e se anche durante l’anno un allievo aveva avuto un periodo di difficoltà, ecco in quella occasione ci si accorge che i sacrifici hanno avuto un senso e forse anche se qualche la piccola allieva ha sbuffato, la mamma ha fatto bene ad insistere.

Siamo sicuri che noi insegnanti sfruttiamo tutti i benefici e le potenzialità di un momento cosi positivo? 

In realtà ci sono diverse cose interessantiche possiamo fare per sfruttare l’onda positiva e possono avere un forte impatto sull’anno successivo:

-possiamo ad esempio inviare un breve questionario e avere un loro feedback in diretta sullo spettacolo (invieremo un link su telefono)

– possiamo fare le pre-iscrizioni per l’anno successivo con un piccolo riconoscimento se la preiscrizione avviene entro la settimana.

– possiamo studiare dare un’opportunità a chi sarà già pre-iscritto come bloccare i prezzi della retta o altro.

Spesso siamo cosi indaffarati che a stento andiamo a salutare i genitori ed è un vero peccato quindi pensiamoci per tempo: questa strategia va preparata a tavolino e ben prima del saggio e la cosa più affascinante è che una volta preparata praticamente la puoi usare sempre!

Se vuoi saperne di più di questi temi ti consiglio di accedere al video gratuito “Attirare e conquistare nuovi allievi per la tua scuola di danza” che ti dimostra come in effetti la strategia vada preparata a monte e come è vero che c’è un tipo speciale di allievo che è proprio quello giusto per noi.

Stamattina leggevo un post di collega che si augurava la fine di certi comportamenti da parte di quei “Maestri” che suggeriscono ai bambini di non fare danza se non hanno un corpo naturalmente “dotato” o se sono “grossi-non hanno i piedi” etc. creando ingiustamente frustrazioni e insicurezza.

Le parole feriscono, creano danni…grossi danni. 

Lo sappiamo tutti che ci sono dei canoni estetici piuttosto precisi nella danza professionale, specie in quella classica ma quale effetto hanno queste etichette sulla psicologia dei ragazzi? 

E’ vero, a volte i corpi dei ragazzi presentano delle sfide, a volte la crescita stessa  presenta le sue sfide ma quanto lavoro possiamo fare noi insegnanti sui ragazzi che desiderano studiare e… studiare tanto?!?

Non solo ci sono ragazzi “poco dotati” che grazie ad un buon lavoro sono riusciti a valorizzarsi e a danzare professionalmente, ma non dimentichiamo anche il valore strettamente educativo e i tantissimi benefici che comunque la danza offre a chiunque la pratica.

Questo è un tesoro di grandissimo valore e se tiriamo una riga è quello che resta per la maggioranza dei ragazzi che passano per una scuola di danza. Non solo diamo loro una competenza tecnica, una preparazione atletica ma diamo una disciplina mentale, una capacità di perseguire obiettivi e tante altre cose che torneranno loro utili in mille altre occasioni. 

Le vicende legate alla ritmica che sono emerse pochi mesi fa e che hanno messo alla luce comportamenti molto discutibili di dirigenti e allenatori, fanno facilmente pensare che ci siano tanti brutti racconti da fare emergere anche dall’ambiente della danza.

A quanti ragazzi è stata rubata una sicurezza che spettava loro di diritto e a volte persino un’identità è stata calpestata.

Questi metodi e questi modelli di leadership non hanno più spazio né nel mondo aziendale, né in quello della formazione, non vedo perché dovrebbero averne nel mondo dell’arte. 

E noi cosa ci possiamo fare? 

Beh oltre a trattare i nostri ragazzi con rispetto e vicinanza, credo che sia il caso di “prepararli” in modo che sappiano diventare impermeabili a certe osservazioni e teniamo lontani questi personaggi dalle nostre scuole, non ne abbiamo proprio bisogno. 

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